26/09/2009
L’andata
Dopo 5 ore di sonno, alle 5 di mattina la sveglia mi investe come una pioggia di schegge di vetro. Ci siamo.
Un’ultima occhiata ai documenti ed alla borsa. Dovrei avere tutto nei miei 13 kg di valigia. Non immaginavo che di li a poco il Komandante li avrebbe fatti lievitare ancora di un kg, consegnandomi fugacemente uno strano pacchetto che mi invita ad infilare in qualche pertugio della mia già precaria valigia, sotto un portico di una ancora buia, addormentata e piovosa Cognola. Chissà quale sacro Graal mi avrà affidato: io, timidamente, mi fido. Così mi hanno insegnato di fare!
Passiamo a prelevare Luca e Giovanni e Roberto immerge un piede in una profonda pozzanghera che ha il torto di venirsi a formare proprio dove egli si accingerà a scendere. Fra me e me penso che gli sarebbe potuta andare anche peggio, anche se pestare nelle pozzanghere non porta fortuna….Ma ben me ne guardo dal proferire commenti.
Alle 06.00 partiamo da Verona dove si uniscono a noi, e ritrovo con molto molto piacere, Roberto F. e Gabriele. Ci accompagnerà un cingalese con un comodo pulmino dai vetri oscurati (160 euri a/r, che diviso per 6 fa meno di quanto ci costerebbe lasciare l’auto a Malpensa una settimana, oltre a carburante, autostrada e smazzo a parcheggiare). A Malpensa, giusto il tempo di annotare un negozietto Paul & Shark e pensare che 320 euri per un maglione sono un po’ troppi per le mie tasche, ma non per quelle di alcuni giapponesi che sembrano uscirne con troppe poche mani per tutte le borse che brandiscono.
Partiamo con 20’ di ritardo: all’imbarco il cerchio alla testa dovuto alla festa di ieri sera per i 70 del mio vecchio mi sta lentamente lasciando in pace. Dopo un’oretta abbondante (la Grecia ha un’ora in più di fuso rispetto all’Italia) eccola: cielo velato e una moltitudine di isole, poco grigio cemento, verde oliva, marrone, nero, triste souvenir degli incendi estivi, blu mare. Greggi di case, greggi di cespuglioni, greggi di nuvole e greggi di pecore. Atterrati.
Atene, 15.16.
Da Atene ripartiamo per Kos con 20’ di ritardo; sotto noi un mosaico di tetti di case, interrotto dal cobalto. Quale sarà la nostra isola? Tante pupille in un’unica grande iride celeste. Atterrati.
Kos, 17.37.
Taxi very speedy fino al marina (ca 15’, 28 euri).
La barca
Ci consegnano Antrikos, un Bavarione 46 di 2 anni, piuttosto provato dall’uso dei nostri (supponiamo numerosi) predecessori. Arrivano anche Sasha e Dimitri e l’equipaggio è finalmente completo; possiamo brindare e scopro che il “sacro Graal” altro non è che un pezzo di speck della Val Rendena! Meno male…. Buon marina quello di Kos: pulito, doccia, lavandino separati in bagni singoli, bottegucce per acquisti vari, tra i quali gli alimentari; gommone di supporto per gli ormeggi. Cena da “Nick the Fisherman” che consiglio a tutti: 35 euri per pesce di buona fattura, freschissimo e vario, degnamente annaffiato. Il proprietario è un rockabilly sfegatato di pesca: un personaggione di 2 metri per 130 kg (v.FOTO) che è felice nell’elencare le sue proposte ed è altrettanto felice nel ricevere i nostri complimenti. Ci ripromettiamo di ritornare da lui prima del ritorno.
Kos ad ottobre è una ballerina esausta. E’ identica a tutte le altre località invase dai turisti in alta stagione: c’è tutto ciò che, almeno a me, non serve: mercatini di prodotti cinesi, ristoranti cinesi, lucette cinesi, cinesi, negozietti inutili a fare da cornice alle “vasche” su e giù, dei turisti low cost.
A nanna alle 01.00.
27/09/2009
Si parte
Kos, 07.58.
La tegua che il mal di testa mi ha concesso è stata breve: la sosta da “Nick the fisherman” mi ha costretto nuovamente ad arrendermi. Ma qual è il velista (o aspirante tale, come nel mio caso) che non vorrebbe svegliarsi al tintinnar di sartie? Stamattina vento teso, 8-9 kt, non fa freddo e il mare è formato (2-3 Douglas). Dopo le ultime raccomandazioni del Komandante, alle 09.45 partiamo: vento 10-15 nodi, velocità di crociera 6-7 kt; mi viene ceduto uno dei 2 timoni ed alle 10.00 spegniamo il motore, fuori fiocco e un terzo di randa, quanto basta per un traversone/lasco con rotta 180°: meta Tilos.
L’onda di poppa arriva fino a 3,5- 4 metri e facciamo surf (su un 14 metri-e rotti!); accarezziamo le brulle coste turche della Datca mentre Dima e Sasha non perdono tempo e si danno daffare per pescare qualcosa. Invano. Tempo bello. Alle 15.30 siamo a Tilos.
L’isola è un piccolo angolo di paradiso; a differenza di Kos, non riusciamo ad immaginarla caotica neppure in piena estate; l’acqua è un brodo. Sgambata fino ad una chiesetta ortodossa, con panorama fantastico. Si cena con spaghetti e caviale (di salmone) original from Russia + vodka, dove va in scena l’argomentato duello Sasha - Gabriele sulla purezza più o meno reale di grappa versus vodka. Dormo nel pozzetto, visto il porto tranquillissimo e le poche zanzare; l’ormeggio a Tilos è riparato, ci sono le trappe per una quindicina di posti barca. Alcuni si piazzano in rada: buona idea (fuori stagione). Usciamo a bere qualcosa ed alle 24.00 si dorme, con un occhio al meteo: in fondo in fondo, non ci dispiacerebbe rimanere costretti nel porto e girare un po’ l’isola che dev’essere molto bella.
28/09/2009
Tilos 07.00
Mi risveglio un attimo prima del sole; i gatti sono stati bravi stanotte: solo un paio di risse.
Gabriele sbuca dal tambuccio ed assieme ci inerpichiamo in una stradina per fare due passi, pieni di buone intenzioni. L’alba è da sogno ed il sole illumina con calma gli stretti vicoli del paesino. Penso che di solito il lunedì mattina a quest’ora sto male…Al nostro ritorno, la capitaneria ci informa che il vento è a 5 Beaufort ed il ritorno in porto di una coppia di romani che avevano tentato di uscire poco prima, ci convince a prendercela con calma: in fondo siamo in ferie e non ci corre dietro nessuno. Ieri con un vento forza 4 abbiamo avuto un discreto daffare con solo il fiocco al giardinetto. Ci aspetterebbero 15 miglia per Khalki, di poppa piena; dopo un briefing, optiamo per la prudenza, attratti dalle bellezze dell’isola ancora da scoprire. Noleggiamo 2 scooter ed un’auto (70 euri totali) e sacrifichiamo Khalki. Decisione che si rivelerà fruttuosa; imbocchiamo la strada panoramica per il santuario Aghios Pantaloneos (San Pantaleone secondo la puntuale traduzione del Komandante) e ci inerpichiamo. Ad ogni curva un paesaggio mozzafiato. Ci attende un monastero dove il tempo si è fermato; silenzio assoluto, foto ricordo anche se ho le sensazione cha siano superflue per ricordare un posto come questo. Al rientro, bagno alla spiaggia di Eristos, un paio di barche in rada, paesaggio di campagna ai lati ed il Komandante alla ricerca di sassi bianchi (naturalmente selezionati con cura) per la moglie. Il posto è frequentato da persone che mi danno l’idea di essere dei nostalgici post ’68, di ritorno sulle spiagge che li hanno ospitati una generazione fa (le famose spiaggette sulle isolette greche….). Sulla strada sostiamo tra le rovine di un tetro paese diroccato, Micro Choiro, sul quale il gruppo si scatena in supposizioni sugli scenari apocalittici che ne hanno determinato la distruzione: incendio, terremoto, fulmini ecc.. Solo due foto perché gatti, pecore e sassi, non meritano. Scopriremo dal noleggiatore che si è trattato di un “semplice” abbandono post-bellico che ha portato alla demolizione per incuria delle abitazioni; gli abitanti, dopo la seconda guerra mondiale, se ne sono andati chi ad Atene chi negli USA chi ovunque, e le cose sono andate distrutte. Un signore delizioso ci ospita per una doccia nella “Casa italiana” di fronte alla nostra barca, per 3 euri; scopriamo così che Tilos fa 500 abitanti in inverno, compresa la burbera addetta al porto, che è una tedesca di Amburgo, sposata li e si meraviglia della nostra meraviglia per la sua scelta di vita. La sera andiamo a mangiare carne di capra, come sempre annaffiata a dovere, tra un cameriere russo (per la gioia dei nostri 2 compari) e gli appassionati racconti del Komandante. Gabriele butta lì una partenza in notturna, tra i pro ed i contro analizzati assieme, carta alla mano: domani ci aspetterebbero 6 ore di navigazione con vento a 10 nodi, un traversone verso Symi, con partenza alle 7 e 30. Tuttavia non è prudente partire dopo una cena come questa senza sapere cosa ci aspetta al porto di arrivo. Meglio dormirci su e valutare domani il meteo. A nanna alle 23.00.
29/09/2009
Tilos 07.00.
Si parte alle 07.30, con la soddisfazione/approvazione del Komandante; giusto il tempo di vedere partire un grosso traghetto da Tilos, che ci fa capire come possano funzionare le cose per i residenti, premiati tuttavia da un sorgere di sole mitico.
Mare olio; canne da pesca in acqua che rimediano solo un paio di falsi allarmi. Pilota automatico per 45’, fino a che il vento si impietosisce e ci degna di qualche nodo. Assistiamo al rifugiarsi di un piccolo uccellino, seriamente minacciato da un falco di Eleonora che non si fida di noi, sul Tender del nostro Bavarione. Arriviamo a Symi alle 14.28, bagnetto ristoratore prima di entrare nel porto dove Gabriele ormeggia alla grande nel bel porticciolo (àncora) e festeggiamenti per il primo (e unico) esemplare che ha abboccato all’esca di Sasha. Il paese è un presepe colorato, in un’arena naturale. La strada adiacente il porto è piuttosto trafficata (ma solo di giorno, almeno in questo periodo), sicuramente a Tilos ci eravamo abituati bene. Il portolano ci dice che il posto è famoso per i maestri d’ascia, che con Gabriele andiamo a cercare nella nostra oramai consueta passeggiata di ispezione. Troviamo un paio di operai intenti a dipingere dei pescherecci bonsai e nulla più, ma l’isola merita. Tempo splendido, non fa troppo caldo ma c’è un sole che spacca.
Non vogliamo farci mancare la solita “scenetta” comica legata alle disavventure che spesso accadono quando si usa il Tender (e, vista la stazza dell’equipaggio, i presupposti per unirci al lungo elenco di cazzoni ci sono tutti!) ma stavolta non è colpa nostra: il motorino parte ma si spegne appena si innesta la marcia avanti. 80 euri di sovraprezzo per un motore che non va; lo faremo presente anche se siamo scettici sulla “restitutio” ma il Komandante, ci rassicura, ci proverà…
Serata nei localini, ancora vivi, e nanna alle 23.30.
30/09/2009
Symi 06.00 sveglia.
Il Koma mi invita a prendere il timone ed uscire dal porto aiutato dalla catena dell’àncora (esperienza utile!) e si gongola a ragione per essere stato l’artefice di una “calata” perfetta, in un porto effettivamente pienotto. Proviamo alcune manovre a motore (avanti e retro) per assaggiare la sensibilità del timone. Sto imparando davvero molto da lui e cerco di estorcergli più consigli/informazioni possibili: per me questa è anche una barca scuola. Passiamo a motore in una “strettoia” dove me la faccio sotto un po’ (profondità Minima 3 m).
Il vento rinforza (9 nodi) e tiriamo fuori le vele: il Koma dispone 30’ a testa al timone ma stavolta sono l’unico a beneficiare di questa indicazione. Il mio turno infatti è l’unico con il vento che cala poi di botto; quando tocca a Giovanni (che è puntuale nel metter su “29 settembre” dell’Equipe 84, scritta, appunto, un 30 settembre…) lambiamo la Datca turca, ma a motore.
L’occhio greco di vetro blu pescato da Sasha e Dima sul fondale del porto di Symi (unico vero risultato dei loro sforzi di pesca), ci veglia dal nostro tendalino, mentre Gabriele subisce l’accanirsi (affettuoso) del Koma e Luca pare narcotizzato: un sonno profondo e pressoché costante.
Dopo 7 ore e 15’ di navigazione, intervallati da un ottimo risotto salsiccia e vino rosso, arriviamo a Nysiros, porto di Palon. Facendo incazzare una coppia di attempati danesi, ci intrufoliamo tra due barche; il Koma è un grande e ci invita a tirare diritto e non farci più di tanti problemi. Il porticciolo è ridossato (alla fonda) ma poco attrezzato per gli attracchi: questo non è un problema per Roberto che inventa un ormeggio ad uno scoglio che è uno spettacolo di ingegneria edile misto a creatività e senso pratico da navigante navigato (v.FOTO ). 5 euri per acqua ed altrettanti per l’elettricità. Poi via con scooter ed auto, (stavolta solo 40 euri) a visitare il vulcano.
Si parla di atterraggio in gergo nautico ma qui sembra veramente di essere sulla luna. Il posto è molto suggestivo ed i piedi iniziano a scaldarsi; tempo di fare qualche foto e via verso Emborios, paesino arroccato dove il Koma ci conduce in una locanda con vista sulla vallata (mare e vulcano compresi) dove era già stato 10 anni prima, per un ennesimo tramonto fantastico a cui non riesco ancora ad abituarmi. L’intento sarebbe quello di bere qualcosa ma l’appetito e l’ospitalità della famigliola ci persuadono a rimanere per la cena, nella quale ognuno di noi dà il meglio di sé: un’abbuffata colossale!150 euri per gli 8 bufali il conto finale. Consigliatissimo, dalla carne ottima, di bestie (alcune delle quali rischiamo di investire sulla strada nel viaggio di rientro) allevate dalla famiglia: si chiama “Espiatorio” e non aggiungo altro….Ritorno al fresco e qualcuno trova ancora il coraggio per bere una sangrìa che Giovanni si premura di preparare: io non ce la fò proprio e mi tocca cedere a metà.
01/10/2009
Nysiros 06.53.
Doccia e Wc (2,50 euri, pulito e Wi fi per i più esigenti)
Il sole incendia progressivamente i tetti delle case, accendendone i colori; il vento è una bavetta. Siamo assettati di vela ed il Koma, pur di accontentarci, accetta di allungare il percorso di un po’ per fare qualche bordo. Partiamo alle 09.53.
Facciamo qualche bel bordo, alternandoci al timone. Alle 14 e 45 arriviamo a Kos, porto di Kamari, dove ormeggiamo all’inglese tra l’indifferenza dei pescatori in banchina. Subito bagno ristoratore in una bella spiaggetta attigua: anche qui l’aria di una località spremuta a fine stagione ma ben per noi. Sasha e Gabri, con lo scetticismo del Koma (che avrà poi modo di ricredersi) comprano una borsa di pesce da un pescatore e preparano un menù a base di zuppa di pesce alla russa (con cipolla e patate) e pesce fritto. Una luna (quasi) piena ci scorta e decido di dormire nel pozzetto, a fianco del Komandante, che mi ricorda che anch’io russo un pò, quindi (penso io) forse un giorno potrò emularlo anche in questo! Sono onorato!Prima però due passi per digerire e una tozzoletta in uno dei numerosi localini che costeggiano il lungomare: la stanchezza inizia a farsi sentire. A fianco del nostro Bavarione, ormeggia un gruppo di germanici appassionati di lirica: appena scoprono che siamo per metà equipaggio di trentini, intonano una “Montanara” che ci precipitiamo indegnamente ad accompagnare, turbando il tentativo di una malcapitata coppietta di appartarsi poco distante: accendono e se ne vanno e noialtri ci sgoliamo incuranti.
02/10/2009
Kamari 06.45. Solita commovente alba.
Alle 08.00 molliamo gli ormeggi, ma…manca Roberto F., che ci guarda dalla banchina allontanarci (di pochi metri): possibile dimenticarsi di un piccolo grande uomo come lui?Il Koma lo grazia e fa retro per recuperarlo, non senza annotare che sarebbe meglio recuperare il naufrago (o il dimenticato!) di prua, non di poppa…Balzo felino di Roberto F. con il quale mi sento un po’ in imbarazzo e/o in colpa! Ma come ho fatto a non accorgermi della sua assenza?Ma l’uomo è grande davvero e non serba rancore. Il vento latita. Mare e paesaggi da cartolina. Costeggiamo la parte sud dell’isola di Kos, tra strutture faraoniche e villaggi turistici kitsch, con tanto di ascensore per il mare. Schizziamo in piedi alla vista di un branco di delfini che si lasciano generosamente immortalare. Non saranno gli unici pescioni che incontreremo durante la nostra navigazione, ma certamente quelli che mi regalano l’emozione più forte; mare petrolio.
Alle 12.30 facciamo il pieno a Kos (60 euri- 60 litri circa, 2 pompe, niente fila per noi) ed alle 13.00 ormeggiati da dove eravamo partiti: piccola scenetta comica all’ormeggio: Koma in manovra, il gommone di servizio accelera bruscamente e scontra la propria prua con quella del nostro Bavarione per raddrizzarci, anche se non ce ne sarebbe stato bisogno. Il Koma fa un sobbalzone, ma non se la prende. Spaghi alla carbonara e gran pennichella nel pomeriggio; quindi doccia ristoratrice al bel marina di Kos e cena da Nick the Fisherman, come promesso. Salutiamo Dima e Sasha: per loro destinazione Helsinki. E’stato veramente piacevole navigare (e mangiare e bere e passeggiare e chiacchierare) assieme a loro! Passeggiata nel caos, valigie e nanna alle 23.00. Domani rientro.
03/10/2009
Kos 06.30. Sveglia.
La cerniera della mia borsa si rompe: me ne faccio una ragione. In fondo è l’unico inghippo del viaggio. Taxi per l’aeroporto (28 euri), scalo ad Atene dopo 50’ di volo e giretto mini in città (in metro ca 40’ dall’aeroporto, 10 euri a/r il biglietto).
Ripartiamo con leggero ritardo, ma in 2 ore e mezzo da Atene siamo a Malpensa; in 30’ ritiriamo tutti i bagagli e siamo a bordo del pulmino “dei vip”. Malpensa - Verona (congedo da Roberto F. e Gabriele, con i quali mi sono ancora una volta trovato davvero in sintonia e che spero di re-incontrare presto!) - Trento (arrivederci anche a Giovanni e Luca: padre-figlio gajardi sullo scooter alla “Giro d’Italia”) - Costasavina.
Lascio il Koma con un po’ di malinconia, ma in testa un chiodo fisso: quando la prossima?
Matteo Vezzoli
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