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lunedì 30 luglio 2007

Due equipaggi Fancazzisti onorano la Supernazionale di Riva

Supernazionale di Riva.
E così, come previsto, l'equipaggio extralight (180 kg) Piazza-Bellotti ha disputato la regatona di Riva. Ci troviamo al circolo venerdì e cominciamo con una colazione di metà mattina con cappuccino e crostata alla frutta con crema così che dopo il mondo ci sorride. Armiamo la barca e usciamo. Il vento è teso e si disputano tre prove. Poggi è velocissimo (anche gli altri non scherzano ma sono più umani: Lambertenghi Bari tengono alti gli onori)mentre noi riusciamo a girare terzi la prima boa ma poi veniamo risucchiati. Manca un po' di sincronia nelle manovre col gigante che ho a prua ed un po' di allenamento. Facciamo molta molta fatica e la sera ogni muscoletto duole. In particolare le braccia fanno un male cane sia per il continuo lavorare col timone che con la randa. Il legale di prua è bravissimo e soffre in silenzio mentre lo costringo ad assumere posizioni inumane per mantenere in assetto la barca. Abituato a prodieri leggeri faccio fatica a bilancaire la barca sia in bolina che in lasco. Alessandro ordina virate, regola la barca, cazza e lasca il vang ed io soffro ad essere relegato a semplice timoniere deterupato soprattutto dal ruolo di tattico che il gigante non ha intenzione di mollare. A volte iniziano dei diverbi sulle scelte tattiche ma poi, ovviamente, cedo ucciso dalle sue filippiche. Sabato altre due prove. Siamo stanchi, doloranti ma abbiamo un buon passo. Rispetto a venerdì cazziamo di più il fiocco e facciamo più prua. Il nostro incrociatore va molto bene di bolina e mentre le rande altrui sbattono al vento noi tagliamo le onde con potenza. Nei laschi, come il vento arriva sui 10 m/s voliamo mentre quando cala soffriamo. Cerco un cenno d'approvazione dal mio armatore dopo una planata di 300 mt ma l'avvocato mi guarda e mi dice: "tu sei qui solo perché sai fare i laschi. Alla tattica ed alla regolazione della barca penso io" Resto di stucco: da una parte mi riconosce l'abilità nei laschi dall'altra mi relega a semplice esecutore. Preso da bontà e compassione visto che avevo rinunciato a belligerare sulle scelte tattiche mi da un altro importante incarico: addetto al tappo. L'addetto al tappo (o meglio all'oblò) è colui che estrae e ripone le sigarette nell'oblò. Sono onorato. Ma, ahimè, lo chiudo male. Sabato rientrando di poppa rilassati un onda ci solleva la poppa e la prua si infila sotto acqua e scuffiamo. Al rientro trova mezzo bicchiere d'acqua dentro la barca e mi accusa di aver chiuso male il tappo. Vorrebbe togliermi l'incarico ma l'oblò è sullo specchio di poppa e deve lasciarmelo...Domenica Sandro ha le mani sanguinanti nonostante i guanti, io ho le braccia doloranti ma c' è una sola prova che facciamo senza infamia e senza lode confermando il nostro 11° posto. C'è meno vento di sabato ma sono stanco e poco lucido. Tento una partenza mure a sx in boa senza fortuna e poi non riusciamo a brillare: troppi errori anche se di poppa non perdiamo più di tanto. Il risultato non è esaltante ma dietro ci sono nomi comeBrezich e Rocchelli che ci consolano e pensiamo di avere margini di miglioramento. Carichiamo le barche per la Svezia con i coniugi Olivieri: un'esperienza unica: due ore di lega, fissa, aggiusta che non avevo mai provato in vita mia: una precisione maniacale, un'organizzazione al limite del patologico. Ci viene a trovare anche Zua con Marisa che ci assistono in questo rito.Particolare menzione meritano i coniugi Cattelani che sono riusciti a concludere le prove con estrema tenacia. Certo è che se si vuole regatare bene a Riva ci vuole un minimo di allenamento e di affiatamento ma in fondo siamo fancazzisti e va bene così. CiaoooooooooooooAndrea Piazza

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